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I nuovi strumenti per la diagnosi della sclerosi multipla

Negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi in avanti nella lotta contro la sclerosi multipla. Dalle novità terapeutiche, all’affinamento delle tecniche di diagnosi, fino allo sviluppo di nuovi farmaci e trattamenti, la ricerca scientifica è sempre più impegnata nel trovare soluzioni efficaci per garantire ai pazienti affetti da questa patologia la migliore vita possibile.

L’importanza della diagnosi nella sclerosi multipla

La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa, che colpisce circa 130 mila pazienti in tutta Italia. Essendo una delle principali cause di disabilità nella fascia d’età compresa tra i 20 e 40 anni, nella lotta contro questa patologia è fondamentale saper effettuare una diagnosi corretta, in modo da andare a trattarla in modo mirato fin da subito. La sclerosi multipla, infatti, essendo una patologia cronica progressiva, causa dei fenomeni neurodegenerativi che nel tempo potrebbero sviluppare forti disabilità.

Per questo motivo, medici e specialisti si sono impegnati nel ridefinire i criteri che permettono di fare una diagnosi ancora più precoce, contribuendo all’affinamento delle tecniche di diagnosi, basate soprattutto sulla risonanza magnetica. A tal proposito, inoltre, lo scorso anno sono state pubblicate delle nuove linee guida internazionali su come utilizzare al meglio la risonanza magnetica nelle varie fasi di malattia, uno strumento fondamentale per la sua cura poiché aiuta a studiare la componente della sclerosi multipla più invisibile, che va a danneggiare progressivamente i tessuti, e permette di effettuare una diagnosi precoce.  

Nuovi farmaci

Grazie all’introduzione di nuovi farmaci, negli ultimi anni la terapia per la sclerosi multipla è nettamente migliorata. Secondo quanto ha affermato di recente su Adn Kronos Massimo Filippi, direttore dell’Unità di Neurologia, del Servizio di Neurofisiologia e dell’Unità di Neuroriabilitazione dell’Irccs dell’Ospedale San Raffaele di Milano, negli anni la ricerca ha sviluppato diverse tipologie di trattamenti, come i farmaci a bassa efficacia, che prevedono un rischio minore di effetti collaterali, e farmaci a più alta efficacia, dall’utilizzo più complesso utilizzo. Secondo Filippi, non è importante la divisione tra farmaci, bensì la gravità della malattia: in base all’aggressività della sclerosi multipla, è opportuno personalizzare la terapia.

Una grande novità nell’ambito dei farmaci orali è il ponesimob, un trattamento che sequestra i linfociti all’interno dei linfonodi. Più nello specifico, i linfociti innescano la “cascata immunitaria” che provoca la sclerosi multipla, ma grazie a questo farmaco non riescono a raggiungere il sistema nervoso centrale, diminuendo le probabilità di causare dei danni. 

Un’altra grande innovazione nel campo della terapia farmacologica è un farmaco anti-CD20, l’ofatumumab, che richiede una somministrazione sottocutanea mensile, o ancora dei farmaci inibitori di tirosin-chinasi di Bruton (Btk). Nonostante siano ancora in fase di sperimentazione, questi trattamenti sono interessanti perché hanno effetto sia sulla componente periferica della malattia, sia sull’infiammazione centrale, andando ad agire sulle cellule immunitarie residenti nel sistema nervoso centrale.

Secondo Filippi, grazie alle nuove innovazioni , la sclerosi multipla è passata da essere una malattia progressiva e invalidante, una patologia che può essere tenuta sotto controllo per diversi anni in maniera efficace.

Nota: Il contenuto del presente articolo non è inteso né raccomandato come sostituto di consigli, diagnosi o trattamenti medici. Pertanto è sempre necessario chiedere il parere di un medico in merito a qualsiasi domanda, condizione clinica, trattamento o argomento trattato nel presente documento. Doctorium non si assume nessuna responsabilità sull'utilizzo autonomo delle informazioni indicate.
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