Parkinson: il primo caso di assistenza neurochirurgica da remoto

6 Luglio 2022

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Grazie alle innovazioni tecnologiche, per la prima volta nel campo della neurochirurgia un paziente affetto da Parkinson è stato seguito a distanza dall’ospedale San Salvatore di L’Aquila. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

La telemedicina nel campo della neurochirurgia

I medici specialisti del reparto di neurochirurgia dell’ospedale San Salvatore a L’Aquila sono stati in grado di seguire un paziente affetto da Parkinson nel proprio Paese di origine, l’Albania, completamente da remoto, attraverso la stimolazione cerebrale profonda. Si tratta del primo caso di assistenza da remoto nel campo della neurochirurgia.

Nel dettaglio, questo è stato possibile grazie a una nuova tecnologia, la NeuroSphere Virtual Clinic, che ha permesso ai medici aquilani di monitorare il paziente in modalità video/audio, creando una sorta di “ospedale virtuale”. Nel dettaglio, dopo aver impiantato nel paziente degli elettrodi nel cervello per trattare il tremore del Parkinson, questa nuova applicazione della telemedicina nella neurochirurgia ha permesso ai medici di seguire a distanza l’andamento della terapia, dando la possibilità al paziente di ricevere nuove impostazioni del trattamento di stimolazione in tempo reale.

Questa procedura di neuromodulazione, praticata già da alcuni anni nell’ospedale San Salvatore dal dottor Francesco Abbate, consiste nel produrre degli stimoli elettrici attraverso un generatore, i quali raggiungono particolari nuclei dell’encefalo mediante degli elettrodi. Grazie ad essa, è possibile migliorare le condizioni cliniche dei pazienti affetti da Parkinson che non rispondono alle tradizionali terapie farmacologiche anche a distanza, senza dover necessariamente vedere i pazienti nel presidio ospedaliero.

Secondo il dottor Abbate, grazie a questa nuova tecnologia è possibile tenere costantemente sotto controllo le condizioni cliniche del paziente e introdurre eventuali modifiche nei parametri e nelle funzionalità del trattamento. Si tratta di un grandissimo passo avanti, che cambia totalmente l’approccio terapeutico per quei pazienti affetti da disturbi del movimento impossibilitati a raggiungere i centri specializzati, o perché geograficamente distanti, o a causa di altre circostanze, come la pandemia da Covid-19.   

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