Diabete mellito in gravidanza: un test può diagnosticarlo per tempo. Lo studio.

28 Settembre 2020

Diabete in gravidanza
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Cos’è il diabete mellito gestazionale (in gravidanza)

Il diabete mellito gestazionale è una delle complicanze mediche più comuni della gravidanza e rappresenta un importante fattore di rischio sia per il feto che per la madre.

Si tratta di una condizione caratterizzata da valori di glicemia oltre la norma, suggestivi di diagnosi di diabete, che si instaura durante la gravidanza in donne che, prima di essa, non erano diabetiche o a cui comunque non era stata posta diagnosi.

Esistono una serie di fattori di rischio che ne possono agevolare l’insorgenza come:

  • Familiarità per diabete mellito tipo 2;
  • Età della madre superiore ai 35 anni;
  • Diabete mellito gestazionale in una gravidanza precedente;
  • Macrosomia in una gravidanza precedente;
  • Sovrappeso/obesità prima della gravidanza;
  • Glicosuria (presenza nelle urine di zuccheri);
  • Gruppo etnico di appartenenza;
  • Sindrome dell’ovaio policistico.

In generale il diabete mellito gestazionale non dà particolari sintomi o segni. In alcuni casi si possono presentare:

  • Aumento ingiustificato della sete (polidipsia);
  • Aumento della diuresi (poliuria);
  • Perdita di peso nonostante aumento della fame;
  • Infezioni frequenti (ad esempio cistiti ricorrenti);
  • Disturbi alla vista;

Ciò che preoccupa particolarmente è che si tratta di una condizione che fa considerare la gravidanza “a rischio” per una maggior frequenza di complicanze materno-fetali.

Test di screening: test di tolleranza al glucosio orale

Negli ultimi anni, la sua incidenza è aumentata notevolmente in tutto il mondo, parallelamente alla crescente incidenza di sovrappeso, obesità e di diabete mellito di tipo 2.

Nel 2010, il gruppo dell’International Association of Diabetes and Pregnancy Study Group (IADPSG) ha raccomandato di eseguire come screening un test di tolleranza al glucosio orale (OGTT) da 75 g a 24-28 settimane di gestazione.

Ciò ha fatto sì che aumentasse notevolmente il numero di donne incinte con diagnosi di diabete mellito gestazionale con enorme impatto finanziario sul sistema sanitario.

Cos’è il Test Combinato del Primo Trimestre

Il test combinato del primo trimestre identifica i feti che sono a maggior rischio di trisomia 21 (Sindrome Down) e altre anomalie cromosomiche. Ha un tasso di falsi positivi del 5%. Il test combinato del primo trimestre viene eseguito tra le 11 e le 13 settimane (più 6 giorni) di gestazione. Consiste nella valutazione di:

  • Età materna;
  • Misurazione della traslucenza nucale fetale. Si misura attraverso l’ecografia lo spazio sottocutaneo pieno di liquido presente in tutti i feti che si trova dietro al rachide cervicale, quando tale spazio è aumentato si associa a maggiore rischio di malformazioni o alterazioni del numero di cromosomi;
  • Gonadotropina corionica β-umana libera dai marker sierici materni (β- hCG), che è un ormone specifico per la gravidanza e regola lo sviluppo della placenta;
  • Proteina plasmatica A associata alla gravidanza (PAPP-A), importante anch’essa per lo sviluppo della placenta. Concentrazioni anormali di β-hCG o PAPP-A sono associate a esiti avversi della gravidanza, come pre-eclampsia, parto prematuro, perdita fetale spontanea, basso peso alla nascita. Una significativa riduzione delle concentrazioni di PAPP-A e β-hCG libero è stata segnalata in donne a cui è stata successivamente diagnosticato il diabete mellito gestazionale.

Il test combinato del primo trimestre è uno strumento efficace per rilevare anomalie cromosomiche fetali. Negli ultimi anni, il suo utilizzo è aumentato in tutto il mondo e in particolare nei paesi occidentali. Ciò sia perché è aumentato il tasso di gravidanze in età avanzata, sia perché vi è una maggiore consapevolezza dell’importanza del test. Inoltre, sono stati pubblicati diversi studi che hanno evidenziato come il test combinato del primo trimestre possa fornire informazioni utili sul rischio di sviluppare altre complicanze della gravidanza, come l’ipertensione, l’aborto spontaneo e la ridotta crescita fetale.

Associazione dei livelli sierici di β-hCG e PAPP-A con il diabete mellito in gravidanza: lo studio

In questo studio è stata esaminata l’associazione dei livelli sierici di β-hCG e PAPP-A con il diabete mellito gestazionale in una popolazione di donne calabresi gravide.

La popolazione studiata ha un’importante prevalenza di obesità e di diabete mellito di tipo 2 caratteristiche associate ad un alto tasso di diabete mellito gestazionale. In questa popolazione la percentuale di donne con diagnosi di diabete mellito gestazionale è raddoppiata (dal 13 al 28%) dopo l’introduzione del test di screening.

Dopo l’analisi dei dati si è dimostrato che il test combinato del primo trimestre può essere un predittore di diabete mellito gestazionale già all’inizio della gravidanza, anche se con bassa precisione.

I valori di PAPP-A bassi indicano una maggiore probabilità di sviluppare il diabete mellito gestazionale, mentre valori di β-hCG più alti hanno un effetto “protettivo” contro lo sviluppo dello stesso diabete.

Sono comunque in corso studi per individuare test clinici semplici e di routine capaci di individuare precocemente le donne a rischio di diabete mellito gestazionale.

L’impiego del test

Il test combinato del primo trimestre viene oggi regolarmente impiegato nel processo di screening prenatale per anomalie cromosomiche, con i vantaggi della non invasività e del rapporto costo-efficacia. Sebbene siano necessari ulteriori studi, la possibilità di individuare le donne a  rischio di Diabete Mellito Gestazionale mediante tale test è reale.

L’impiego di questo test andrebbe a valutare tutte le donne nel primo trimestre e non solo quelle che si sottopongono al test di screening selettivo della curva glicemica (OGTT).

Grazie al test combinato del primo trimestre sarebbe quindi possibile individuare più donne con rischio aumentato e ciò permetterebbe di cambiare precocemente lo stile di vita e / o di effettuare interventi nutrizionali che potrebbero essere efficaci nel prevenire l’insorgenza, o almeno ridurre la gravità, del diabete mellito gestazionale con significativi benefici per la salute sia per le madri che per i bambini.

Conclusioni

In conclusione si può affermare che i parametri che vengono valutati nel Test Combinato del Primo Trimestre è positivamente e significativamente associato al rischio di sviluppare il Diabete Mellito Gestazionale. Tali parametri biochimici hanno quindi il potenziale di migliorare l’efficacia delle attuali strategie di screening selettivo per il Diabete Mellito Gestazionale e mirare alla cura preventiva.

Bibliografia

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