Mammografia: l’importanza della prevenzione

11 Gennaio 2022

Mammografia
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Il cancro al seno purtroppo colpisce una donna su otto in Italia. È il tumore più frequente nel genere femminile in tutte le fasce d’età. La diagnosi precoce è fondamentale per intervenire repentinamente. Lo screening passa pertanto dalla mammografia, l’ecografia mammaria e la visita senologica. Nel nostro articolo vedremo in particolare cos’è la mammografia e quando è consigliabile effettuarla.

Cos’è la mammografia

La mammografia è l’esame radiografico principale per fare diagnosi precoce e per la prevenzione del tumore al seno. Si tratta di una metodica che permette di visualizzare precocemente la presenza di noduli che non sono ancora palpabili e di distinguere malattie benigne come una mastite da malattie maligne come il tumore.

Normalmente si effettuano due proiezioni radiografiche, ovvero una lateralmente e un’altra dall’alto verso il basso. Le immagini vengono poi sottoposte alla valutazione attenta di due medici radiologi separatamente in modo tale da garantire una maggiore affidabilità.

Chi deve fare la mammografia

Secondo le indicazioni del Ministero della Salute tutte le donne tra i 50 e i 69 anni devono effettuare lo screening per il cancro del seno. Tale screening prevede gratuitamente l’esecuzione della mammografia ogni due anni.

Ci si concentra principalmente su questa fascia d’età perché si è visto che è proprio tra i 50 e i 69 che ci si ammala più spesso di cancro al seno. In base a molteplici studi inoltre si può affermare che se si ci sottopone a screening si ha la possibilità di ridurre la mortalità per cancro al seno ben del 40%.

Situazioni particolari: donne che hanno effettuato radioterapia toracica prima dei 30 anni

Una condizione particolare è il rischio maggiore di sviluppare il cancro al senon per le donne che tra i 10 e i 30 anni sono state sottoposte a radioterapia al torace per curare un tumore. Tale rischio è molto più alto a causa proprio dell’irradiazione che hanno subito. Devono pertanto sottoporsi ad un programma di screening specifico.

Devono effettuare una risonanza magnetica delle mammelle con mezzo di contrasto ogni anno più la mammografia bilaterale oppure la tac con ricostruzioni 2D già a partire dai 25 anni o almeno da 8 anni dopo la radioterapia.

Situazioni particolari: forme familiari di carcinoma mammario

Circa il 70% dei tumori al seno è una forma sporadica, il 20% invece è su base familiare ovvero vi sono diversi elementi genetici che combinati con l’ambiente contribuiscono all’insorgenza del tumore, il 5-10% invece è proprio di origine genetica cioè alla base dello sviluppo della neoplasia vi è una mutazione di uno o più geni. In quest’ultimo caso sono coinvolti spesso i geni BRCA1 e BRCA2.

Quest’ultimi sono sul cromosoma 17 e 13 rispettivamente. Sono geni oncosoppressori e sono capaci di individuare e riparare danni sul DNA. Se questi geni sono mutati non riescono più a correggere i possibili danni sul DNA e si perde così il controllo sulla crescita cellulare. Chi è portatrice di questa mutazione ha quindi un rischio molto più alto di sviluppare il cancro al seno e/o all’ovaio.

Pertanto le donne sane ma che hanno una storia familiare di carcinoma mammario oppure che sono portatrici di una mutazione devono sottoporsi ad un programma personalizzato.

Pertanto è prevista l’esecuzione di una risonanza magnetica con mezzo di contrasto una volta all’anno e a seconda dei casi associata a mammografia e/o ecografia. Questo programma di screening si attiva per tutte le donne che hanno rischio ereditario a partire dai 25 anni. In alternativa si può attivare, dopo aver appurato a che età i vari membri della famiglia hanno sviluppato il tumore, 10 anni prima dell’età di insorgenza della malattia nel familiare più giovane.

E se la mammografia è positiva? Che fare?

Se lo specialista radiologo evidenzia una lesione sospetta si invita la paziente a ripetere la mammografia. La si sottopone anche ad una ecografia mammaria e alla visita senologica. L’obiettivo è quello di confermare o smentire il sospetto di una lesione maligna. Se si conferma la probabile malignità della lesione, la si sottopone a biopsia oppure all’intervento chirurgico direttamente.

Bibliografia

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