Disturbo bipolare: dalla tempesta emotiva all’equilibrio

Ultima modifica: 13 Dicembre 2025

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Dalla diagnosi alla stabilità, ovvero come riconoscere la sindrome bipolare e riprendersi la propria vita

Il disturbo bipolare, storicamente noto come psicosi maniaco-depressiva, è una patologia psichiatrica cronica che altera i meccanismi di regolazione dell’umore, dell’energia e del funzionamento sociale. Spesso cercata online dagli utenti con il termine colloquiale sindrome bipolare, questa condizione si distingue nettamente dai comuni sbalzi d’umore per l’intensità e la durata dei sintomi.

Chi ne soffre vive un’alternanza ciclica tra poli emotivi opposti: fasi di eccitamento eccessivo (mania) e abissi di profonda tristezza (depressione bipolare). Tra questi due estremi possono intercorrere periodi di stabilità e benessere definiti eutimia.

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 Che cos’è il disturbo bipolare e come si manifesta: oltre il “carattere”

Il disturbo bipolare non è un difetto del carattere, ma una tempesta biologica che investe l’individuo indipendentemente dalla sua volontà. Clinicamente definita come un disturbo cronico dell’umore, la patologia si riferisce all’insieme dei sintomi che caratterizzano un’instabilità patologica e ciclica.

Non si tratta di semplici sbalzi d’umore: è una malattia complessa che, se non diagnosticata e trattata correttamente, tende a peggiorare nel tempo sia a livello psichiatrico che cognitivo.

Come evidenziato da studi scientifici, gli episodi ripetuti e non curati possono portare a cambiamenti strutturali nel cervello, compromettendo progressivamente le capacità cognitive, il lavoro e le relazioni affettive.

Il decorso clinico non è costante, ma prevede l’alternanza di quattro stati principali:

  • Eutimia: umore nella norma, rappresenta la fase di stabilità che si intervalla tra le fasi patologiche che seguono; non è presente nessun sintomo.
  • Fase Maniacale: Caratterizzata da euforia incontenibile, irritabilità esplosiva e un pericoloso senso di onnipotenza.
  • Fase Depressiva: Segnata da apatia profonda, disperazione (“paralisi della volontà”) e rallentamento psicomotorio.
  • Stati Misti: Una condizione particolarmente rischiosa definita già da Kraepelin come “terreno fertile per il suicidio”, in cui convivono simultaneamente sintomi depressivi (es. disperazione) ed eccitatori (es. agitazione ansiosa e impulsività); questa fase non è sempre presente in tutte le forme del disturbo.
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Sintomi della fase maniacale e ipomaniacale: la tempesta emotiva

L’episodio maniacale non è semplice felicità, ma una profonda alterazione biochimica che la celebre psicologa clinica Kay Redfield Jamison, lei stessa affetta dal disturbo, descrive così: “Le idee e le sensazioni sono veloci e frequenti come stelle cadenti… ma presto tutto cambia, diventi irritabile, arrabbiato, spaventato, incontrollabile” (Goodreads, 2025).

Questa fase, tratto distintivo del disturbo bipolare di tipo I, si manifesta come una vera e propria “tempesta” di energia che dura almeno una settimana e compromette gravemente la capacità di giudizio, richiedendo talvolta il ricovero.

Secondo i criteri diagnostici internazionali (DSM-5), per formulare una diagnosi è necessaria la presenza persistente di almeno tre di questi sintomi “chiave”:

  • Senso di grandiosità: Un’autostima ipertrofica che può sfociare in deliri di onnipotenza (es. convinzione di avere missioni divine o talenti sovrumani).
  • Ridotto bisogno di sonno: Il paziente si sente perfettamente riposato e carico di energia anche dopo aver dormito solo 2 o 3 ore per notte. Questo è uno dei segni più importanti e facili da notare, sia dal paziente stesso che dalle persone che lo circondano.
  • Logorrea: Un bisogno impellente di parlare (pressione sonora) che rende il discorso un flusso inarrestabile e difficile da interrompere.
  • Fuga delle idee: I pensieri si accavallano a una velocità tale che diventa impossibile seguirli o esprimerli coerentemente.
  • Agitazione psicomotoria: Un’incapacità fisica di stare fermi, che si traduce in un aumento febbrile delle attività finalizzate (lavoro, progetti, pulizie).
  • Comportamenti impulsivi a rischio: Coinvolgimento in attività potenzialmente dannose come spese folli (shopping compulsivo), investimenti azzardati o una disinibizione sessuale improvvisa e inusuale.

Quando questi sintomi si presentano in forma attenuata, durano almeno 4 giorni ma non sono abbastanza gravi da causare una compromissione sociale marcata o richiedere ospedalizzazione, si parla di ipomania (manuali MSD).

Attenzione a non sottovalutarla: sebbene l’ipomania possa sembrare una fase di “benessere produttivo” e creatività, è spesso il segnale ingannevole che anticipa un crollo disastroso verso la depressione bipolare.

Depressione bipolare: sintomi e rischi diagnostici

La depressione bipolare si manifesta con sentimenti pervasivi di vuoto, anedonia e rallentamento psicomotorio, distinguendosi clinicamente dalla depressione unipolare per la risposta ai farmaci.

Bisogna assolutamente distinguere la depressione bipolare dalla depressione maggiore classica (anche detta “unipolare”): l’uso errato di soli antidepressivi in un paziente bipolare può essere pericoloso, scatenando viraggi maniacali o rapidi cambi d’umore (cicli rapidi).

I segnali d’allarme specifici includono:

  • Anedonia totale: Incapacità di provare piacere per qualsiasi attività.
  • Ipersonnia (dormire troppo) o insonnia.
  • Variazioni di peso significative.
  • Fatica cronica e mancanza di energia (“paralisi plumbea”).
  • Pensieri ricorrenti di morte.

Il rischio di suicidio nei pazienti con depressione bipolare non trattata è significativamente più alto rispetto alla media, rendendo essenziale un intervento tempestivo.

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Tipologie cliniche del disturbo

La comunità scientifica classifica il disturbo in diverse varianti in base all’intensità dell’alternanza tra polo depressivo e maniacale:

Tipologia                                                Descrizione Clinica
Bipolare IForma classica caratterizzata da almeno un episodio di mania.
Spesso accompagnata da depressione grave.
Bipolare IIAlternanza di episodi ipomaniacali (meno gravi della mania) e episodi di depressione bipolare profonda. Spesso sottodiagnosticata.
CiclotimiaInstabilità cronica dell’umore per almeno 2 anni, con sintomi che non raggiungono mai la soglia di gravità degli episodi maggiori.

Cause e fattori scatenanti: tra genetica ed epigenetica

Perché si sviluppa il disturbo bipolare?

La scienza moderna non identifica una causa unica, ma parla di un modello “bio-psico-sociale” in cui una forte vulnerabilità biologica interagisce con l’ambiente. Le evidenze più solide riguardano la componente genetica: studi sui gemelli monozigoti (che condividono il 100% del DNA) mostrano che se uno è affetto, l’altro ha un rischio di ammalarsi stimato tra il 40% e il 70%, ben lontano dall’1-2% della popolazione generale.

C’è da aggiungere, però, che se “i geni caricano la pistola, è l’ambiente a premere il grilletto”. Il fatto che la concordanza tra gemelli non sia del 100% dimostra il ruolo fondamentale dell’epigenetica, ovvero di come l’ambiente possa “accendere o spegnere” determinati geni.

L’esordio della malattia avviene tipicamente nella prima età adulta, tra i 20 e i 25 anni, una fase di transizione critica. Su un cervello geneticamente predisposto, specifici fattori agiscono spesso da detonatori:

  • Uso di sostanze: Droghe e alcol possono anticipare l’esordio della malattia o peggiorarne il decorso, rendendolo più resistente alle cure.
  • Stress cronico e traumi: Lutti precoci, abusi infantili o eventi traumatici possono lasciare “impronte” biologiche che alterano la risposta allo stress per tutta la vita.
  • Alterazioni del sonno: La deprivazione di sonno è uno dei più potenti attivatori di episodi maniacali.

Diagnosi, farmaci e linee guida per la cura

Non esiste una “guarigione” definitiva, ma il disturbo bipolare è altamente trattabile. L’obiettivo terapeutico è la stabilizzazione a lungo termine per prevenire le ricadute. Le linee guida internazionali (come le NICE guidelines) raccomandano un approccio combinato.

Terapia farmacologica

I farmaci sono imprescindibili per gestire la componente biologica della malattia:

  • Stabilizzatori dell’umore: Il Litio resta il gold standard per l’efficacia antimanicale e la prevenzione del suicidio. Anche farmaci come l’acido valproico, la carbamazepina e la lamotrigina possono risultare molto utili.
  • Antipsicotici atipici: Fondamentali nelle fasi acute della mania e nel mantenimento.
  • Gestione della depressione bipolare: Richiede cautela. Gli antidepressivi vengono prescritti raramente da soli e sempre “coperti” da uno stabilizzatore per evitare di destabilizzare l’umore.

Vivere con la sindrome bipolare: consigli per pazienti e familiari

Per chi cerca informazioni sulla “sindrome bipolare” per aiutare un familiare, è importante sapere che la psicoeducazione è parte integrante della cura. Protocolli validati (es. metodo Colom & Vieta) insegnano a:

  1. Regolarizzare il sonno: Il ritmo sonno-veglia è il primo stabilizzatore naturale.
  2. Evitare eccitanti: Alcol, droghe e troppa caffeina possono precipitare una crisi.
  3. Riconoscere i segnali: Monitorare piccoli cambiamenti (es. aumento improvviso di energia o spese) permette di aggiustare la terapia prima che si verifichi una crisi grave.

Con la giusta aderenza alle cure e uno stile di vita regolato, convivere con il disturbo bipolare mantenendo un’alta qualità di vita è un obiettivo concreto e raggiungibile.

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Bibliografia

  • Berk, M., et al. (2009). Neuroprogression: Pathways to progressive brain changes in bipolar disorder. International Journal of Neuropsychopharmacology, 12(4), 441–445.
    https://academic.oup.com/ijnp/article/12/4/441/657000
    (Studio chiave sul concetto di “neuroprogressione” e danni cerebrali da episodi non curati).
  • Grande, I., Berk, M., Birmaher, B., & Vieta, E. (2016). Bipolar disorder. The Lancet, 387(10027), 1561–1572.
    https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(15)00241-X/abstract
    (Revisione completa e autorevole, con focus sull’impatto disabilitante della malattia).
  • Goodwin, F. K., & Jamison, K. R. (2007). Manic-depressive illness: bipolar disorders and recurrent depression (2nd ed.). Oxford University Press.
    (Libro importantissimo per la clinica del disturbo bipolare).
  • Vieta, E., & Suppes, T. (2008). Bipolar II disorder: Arguments for and against a distinct diagnostic entity. Bipolar Disorders, 10(1), 163–178.
    https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1399-5618.2007.00561.x
    (Analisi fondamentale per la diagnosi differenziale del Bipolare di Tipo 2).
  • Colom, F., Vieta, E., et al. (2003). A randomized trial on the efficacy of group psychoeducation in the prophylaxis of recurrences in bipolar patients whose disease is in remission. Archives of General Psychiatry (JAMA Psychiatry), 60(4), 402-407.
    https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/207340
    (Studio europeo fondamentale – Barcellona – che dimostra l’efficacia della psicoeducazione).
  • National Institute for Health and Care Excellence (NICE). (2014, aggiornato 2023). Bipolar disorder: assessment and management (CG185).
    Vai alle linee guida (NICE UK)
    (Le linee guida cliniche di riferimento in Europa per la gestione pratica del paziente).
  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5).
    https://www.rivistadipsichiatria.it/archivio/1461/articoli/16137/
    (Manuale diagnostico di riferimento mondiale).
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