Dolore senza causa: le sindromi da Dolore Funzionale (FPS)

Ultima modifica: 6 Agosto 2025

Dolore senza causa - Sindrome da Dolore funzionale

Le Sindromi da dolore funzionale (FPS, functional pain sindrome) sono un insieme di quadri clinici
caratterizzati da dolore funzionale
, ossia senza causa organica apparente. Esse riconoscono nella loro genesi meccanismi complessi e correlati tra loro in un circolo vizioso. Ciò richiede, per il loro trattamento, di un approccio olistico o, comunque, multidisciplinare. Per tale motivo sono ben diverse dai dolori come ad esempio una nevralgia o un dolore neuropatico che una causa organica ce l’hanno.

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Nella loro genesi, un ruolo molto importante viene attribuito a fattori di ordine psicologico e allo stress cronico. Questo può favorire la realizzazione di un quadro infiammatorio di basso grado che, a sua volta, può favorire la comparsa di fenomeni di attivazione del dolore.

Tutto ciò si realizza soprattutto in aree che rappresentano delle aree di “minore resistenza” che diventano particolarmente sensibili a tali eventi.

Patofisiologia delle sindromi da dolore funzionale

Lo stress, inteso nella sua più ampia eccezione, è tra i meccanismi coinvolti nella patofisiologia della FPS.

Esso, oltre a favorire l’attivazione di basso grado, porta necessariamente al coinvolgimento del microbiota intestinale grazie a quello che viene attualmente riconosciuto come il Microbiota Gut Brain Axis (MGBA).

Lo stress, infatti, è in grado sia di modificare la risposta immunitaria a livello intestinale, sia la stessa permeabilità della barriera intestinale (Kelly JR, 2015).

Ciò favorisce, la disbiosi intestinale, e il passaggio nella circolazione di piccole quantità di endotossine batteriche (TLR4) e di microrganismi.

Quest’ultimi sono in grado di attivare la risposta ipotalamica allo stress, amplificando l’attività dell’asse dello stress (asse ipotalamo-ipofisi-surrene – HPA). Inoltre, attivano la produzione di citochine pro-infiammatorie (IL-1 e IL-6) che, avviando la risposta infiammatoria, possono slatentizzare la comparsa del dolore.

Azione del microbiota intestinale sulle sindromi da dolore funzionale

Vari studi hanno dimostrato come le alterazioni del microbiota intestinale siano in grado di interferire sui meccanismi di trasmissione del dolore (Ustianowska K., 2022).

Uno studio (Rief W., 2005) aveva messo in evidenza, nei pazienti con Sindrome da Dolore Funzionale, la presenza di fattori patogenetici neurofisiologici e neuropsicologici. Questi erano in grado di favorire il dolore attraverso meccanismi di sensibilizzazione neurale, centrali e periferici.

Addirittura il microbiota sarebbe una delle chiavi della longevità.

Comunque, il microbiota, da parte sua, è in grado d’influenzare le funzioni delle cellule del sistema nervoso inducendo la produzione di mediatori pro-infiammatori.

Questi mediatori (come IL-1β, TNF-α, IFN-γ), alterano la trasmissione sinaptica modificando la produzione di neurotrasmettitori. Ad esempio possono aumentare il glutammato, e ridurre il GABA, così da provocare un’ipersensibilità al dolore.

Quindi, alla base del dolore senza causa, sono presenti numerosi fattori fisiopatologici e patogenetici interagenti tra loro in grado di attivare e sostenere il dolore.

Da qui l’importanza di un approccio olistico in grado di agire sia a livello psicologico sia a livello fisico di microbiota e permeabilità intestinale.

Il fattore primario scatenante il dolore senza causa: lo stress

Certamente importante è agire sul fattore primario scatenante il quadro clinico: lo stress.

Occorre i fattori scatenanti lo stress comprendono, sia fattori scatenanti di tipo psichico (stressor cognitivo), sia di tipo biologico (stressor non cognitivo).

Quest’ultimi ad esempio sono le endotossine prodotte dal microbiota intestinale che possono passare nella circolazione attraverso un aumento della permeabilità intestinale.

Ne deriva che lo squilibrio del MGBA può essere indotto primariamente da uno stress psico-emotivo che attivi l’asse HPA (asse dello stress) (Kelly J.R., 2015)  o, al contrario, da un primitivo squilibrio del microbiota con aumento della permeabilità e passaggio in circolo di endotossine e batteri in grado di stimolare la risposta immunitaria innata a livello sistemico e centrale.

Tutto ciò porta ad un aumento della produzione di IL-1 e IL-6 che sono citochine pro-infiammatorie in grado di attivare anche l’asse dello stress, stimolando la produzione di CRF a livello dell’ipotalamo con conseguente stimolazione ipofisaria alla liberazione di ACTH e, quindi, di cortisolo dalla corticale del surrene (Kageyama K., 2021).

L’attivazione dell’asse dello stress può slatentizzare squilibri neuropsichici e abbassare, come suddetto, la soglia della sensibilità al dolore.

L’approccio olistico alle sindromi da dolore funzionale o senza causa

L’importanza di un approccio olistico multidisciplinare al paziente affetto da FPS è stata ribadita da varie pubblicazioni che evidenziano come tali pazienti si possono avvalere sia di trattamenti finalizzati al ripristino della biodiversità del microbiota, di una normale funzionalità della barriera intestinale e del sistema immunitario intestinale, sia di approcci finalizzati al trattamento dello stress attraverso il neuro feedback e la neuro modulazione (Castelletti, M., 2024).

Del resto, sempre più numerose ricerche scientifiche sottolineano l’importanza terapeutica svolta dalla meditazione (Schmidt H., 2023), e delle tecniche correlate come la Mindfulness (Pascoe MC., 2017) e lo Yoga (Sutar R., 2016).

Conclusioni

In conclusione, le sindromi da dolore funzionale rappresentano un esempio paradigmatico della multifattorialità di molte patologie in cui fattori di origine biologica, psicologica e relazionale, agiscono sui meccanismi patogenetici e fisiopatologici in grado di scatenare e perpetuare le stesse.

Nel caso del dolore senza causa o delle Sindromi da Dolore Funzionale questi fattori concorrono ad alimentare e sostenere la sintomatologia dolorosa che non sempre risponde agli antidolorifici. Ciò ci fa comprendere come solo un approccio olistico che sia in grado di agire sulla modulazione dell’asse dello stress, su quello del microbiota-intestino-cervello, sulla gestione dell’infiammazione di basso grado e sui fattori psicologici, che abbiamo visto essere correlati in un circolo vizioso, può consentire di ottenere risultati realmente efficaci e duraturi nel tempo.

Qualsiasi altro intervento basato su approcci limitati ad un fattore non può che ottenere effetti sintomatici temporanei. L’importanza di un approccio olistico, come abbiamo visto, è oramai supportato da numerose evidenze scientifiche della Evidence Based Medicine così che non può e non deve essere più ritenuto un possibile intervento accessorio, ma il fulcro di una medicina basata sulla personalizzazione dell’inquadramento diagnostico e terapeutico, capace di trasformare la ricerca scientifica in percorsi terapeutici ad personam che migliorino in maniera duratura la qualità di vita del paziente.

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Bibliografia

li>Castelletti, M. et al. <a href=”https://www.scirp.org/journal/paperinformation?paperid=136196″>Clinical Treatment of Functional Pain Syndromes along the Micr

    • obiome-Gut-Brain-Axis: Combined Approach with Neuromodulation-Neurofeedback and Multispecies Probiotic.

World Journal of Neuroscience

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