Disturbo di alimentazione incontrollata o binge eating disorder

28 Novembre 2022

Disturbo da alimentazione incontrollata, binge eating disorder.

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Dott. Fabio Terranova

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Il disturbo di alimentazione incontrollata o Binge Eating Disorder (BED) è una condizione caratterizzata da episodi di consumo di cibo in quantità maggiore del normale in breve tempo. Questi episodi si verificano ogni settimana per tre mesi. Nel nostro articolo vedremo nello specifico di cosa si tratta, come si fa diagnosi e come si cura questo disturbo.

Il BED è una malattia psichiatrica?

Sicuramente il disturbo da alimentazione incontrollata è associato a vari problemi psicologici e non psicologici che vanno a compromettere la vita quotidiana. Tra le comorbilità abbiamo l’obesità, il diabete, l’ipertensione, il dolore cronico e le malattie cardiovascolari.

Si presenta più comunemente negli individui obesi, ma non è limitato a loro. Questo disturbo è più comune nelle donne rispetto agli uomini e di solito si verifica intorno ai 20-25 anni. Circa il 79% delle persone con disturbo da alimentazione incontrollata ha un disturbo psichiatrico. Le condizioni di comorbilità prevalenti con il disturbo da alimentazione incontrollata includono:

  • Fobia specifica (37%)
  • Fobia sociale (32%)
  • Disturbo da stress post-traumatico (26%)
  • Abuso o dipendenza da alcol (21%)

Il disturbo da alimentazione incontrollata ha la stessa neurobiologia del disturbo da uso di sostanze. La ricerca ha proposto diversi modelli per spiegarne la fisiopatologia. Si è visto che si verifica fondamentalmente a causa di una certa difficoltà nell’elaborare la ricompensa e il controllo inibitorio.

Secondo il modello di “regolazione affettiva prominente”, gli episodi di abbuffate sono innescati da emozioni negative a cui si cerca di rimediare mangiando. Sicuramente quindi la difficoltà nella regolazione emotiva e la ridotta consapevolezza emotiva hanno correlazioni con il disturbo da alimentazione incontrollata.

Neuroimaging del BED

Dal punto di vista della neuroimaging si è visto che si ha un’iperattività della corteccia orbitofrontale mediale e ipoattività nella rete prefrontale.

Inoltre l’aumento del volume dell’insula della corteccia orbitofrontale sinistra è un fattore noto nei disturbi alimentari. L’insula e l’opercolo frontale sono le due regioni del cervello responsabili dell’elaborazione delle informazioni sensoriali di base sul cibo.

Lo striato ventrale, che comprende il nucleo accumbens e il putamen, e il caudato sono responsabili della valutazione e dell’identificazione della natura gratificante del cibo. Il caudato dorsale, la corteccia prefrontale ventrolaterale, la corteccia parietale e la corteccia cingolata anteriore dorsale sono le regioni del cervello responsabili del controllo delle risposte legate al cibo.

I pazienti con disturbo da alimentazione incontrollata dimostrano una bassa attività di controllo degli impulsi nella corteccia prefrontale (PFC), nel giro frontale inferiore, nella PFC ventrolaterale e nell’insula.

Diversi studi infatti hanno dimostrato che gli individui con elevata impulsività e sensibilità alla ricompensa sperimentano una risposta di dipendenza a determinati alimenti, ad esempio cibi ricchi di zuccheri e grassi, ciò potrebbe essere spiegato dalla presenza del polimorfismo nel recettore D della dopamina del trasportatore della serotonina e i recettori mu-oppioidi. Le cause comunque di questo disturbo non sono ben conosciute. Può derivare infatti da numerosi fattori psicologici, sociali, culturali e biologici.

Alcuni dei fattori di rischio per il disturbo da alimentazione incontrollata includono:

  • Obesità infantile;
  • Alimentazione disordinata durante l’infanzia;
  • Perfezionismo;
  • Problemi di condotta;
  • Abuso di sostanze;
  • Problemi di peso familiare e problemi alimentari;
  • Conflitti familiari e problemi genitoriali;
  • Psicopatologia genitoriale;
  • Abuso fisico e sessuale;
  • Compromissione della salute mentale;
  • Coinvolgimento dei geni del recettore mu-oppioide (es. OPRM1) e della dopamina (es. DRD2);
  • Percezione distorta dell’immagine corporea;
  • Alterazione del microbiota intestinale.

Come si fa la diagnosi di disturbo di alimentazione incontrollata

Per poter porre diagnosi il medico deve indagare con una corretta anamnesi diversi punti.

In primo luogo, bisogna prestare attenzione all’età di insorgenza degli episodi di abbuffate, alla loro frequenza, alla durata degli episodi, alla quantità di cibo, ai sentimenti associati, alla presenza di eventuali comportamenti compensatori (vomito, purghe, uso di lassativi), alla coesistenza di condizioni di comorbilità (problemi psicologici, obesità, diabete), alla presenza di trigger emotivi (abbandono e stress), alla pressione sociale.

Successivamente, bisogna poi valutare se il paziente ha alle spalle una storia di abusi emotivi infantili, abusi fisici e sessuali oppure una storia di comportamento alimentare disordinato durante l’infanzia. È importante anche prestare attenzione alla percezione dell’immagine corporea che il paziente ha di se. Una volta che è stata effettuata un’anamnesi accurata si passa poi all’esame fisico.

Inoltre, bisogna valutare se vi sono comorbilità associate come per esempio l’ipertensione arteriosa, il diabete, il sovrappeso o l’obesità, l’iperlipidemia, la malattia da reflusso gastroesofageo, le malattie epatobiliari, l’osas, l’ipotiroidismo.

La valutazione del paziente con disturbo da alimentazione incontrollata include comunque la valutazione psichiatrica, medica e nutrizionale del paziente. Dal punto di vista psichiatrico è necessario valutare se vi sono comorbilità psichiatriche come per esempio la depressione o l’abuso di sostanze.

Bisogna indagare l’autostima, la percezione del proprio peso e della propria immagine corporea.

Poi si deve chiedere al paziente del suo stato nutrizionale ovvero si indaga sullo stile di vita adottato, se fa attività sportiva, se ha avuto anche in passato un peso eccessivo, se si ha l’abitudine di fare spuntini notturni, pasti eccessivi ecc.

Terapie del disturbo di alimentazione incontrollata

Dal punto di vista terapeutico è molto utile la psicoterapia che può avvalersi di:

  • Terapia cognitivo-comportamentale;
  • Psicoterapia interpersonale;
  • Terapia dialettica comportamentale.

La terapia farmacologica viene invece di solito impostata nei pazienti che

La farmacoterapia deve essere utilizzata come terapia di prima linea nei pazienti che non hanno accesso alla psicoterapia oppure che la rifiutano. I farmaci che possono essere utili per il disturbo da alimentazione incontrollata includono:

  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI): questa categoria farmacologica dovrebbe essere la terapia di prima linea;
  • Farmaci antiepilettici: le limitazioni per l’utilizzo di questi farmaci sono dovute agli effetti collaterali. Il topiramato può causare sonnolenza, parestesie e compromissione cognitiva.
  • Farmaci per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) – lisdexamfetamina e atomoxetina): la lisdexamfetamina e il metilfenidato possono causare anoressia, disturbi gastrointestinali, mal di testa, insonnia, eccitazione del sistema nervoso simpatico, nonché dipendenza e potenziale uso improprio. Ricordiamo che la lisdexamfetamina è stata approvata dalla FDA per il trattamento del BED da moderato a grave negli adulti di età compresa tra 18 e 55 anni.

Bibliografia

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