Acido folico in gravidanza: la guida completa per la salute di mamma e bambino

20 Novembre 2025

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Dal preconcepimento al primo trimestre: tutto quello che serve sapere sulla vitamina più importante in gravidanza

Tra tutti gli integratori raccomandati durante la gestazione e come confermato dall’Istituto Superiore di Sanità, l’acido folico è uno dei più raccomandati per la prevenzione di specifiche malformazioni congenite come i difetti del tubo neurale. Non appena viene confermata l’attesa di un bebè, ginecologi e medici prescrivono immediatamente questa vitamina B9, essenziale per lo sviluppo sano del nascituro.

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Il motivo risiede in una semplice verità biologica: l’organismo umano non sintetizza autonomamente le quantità necessarie di questa vitamina per fronteggiare le aumentate esigenze metaboliche della gestazione. Un apporto adeguato riduce significativamente il rischio di gravi malformazioni come i difetti del tubo neurale e contribuisce al corretto sviluppo embrionale

A cosa serve l’acido folico in gravidanza

L’acido folico, conosciuto dai medici come vitamina B9, è considerato un vero elemento cardine nella medicina perinatale contemporanea.

Le sue proprietà sono al centro delle Linee Guida Nazionali per la prevenzione delle malformazioni congenite: già negli anni ’90 numerosi studi clinici, come quello pubblicato su The Lancet nel 1991, hanno confermato che l’integrazione di acido folico prima e durante la gravidanza riduce di oltre il 70% il rischio di difetti congeniti a carico del tubo neurale nei neonati.

A cosa serve l’acido folico in gravidanza?
La vitamina B9 riveste un ruolo fondamentale nella biosintesi del DNA, risultando indispensabile per tutti i tessuti ad alto turnover cellulare: midollo osseo, cute e, soprattutto, tessuti embrionali in formazione.
Nelle prime 3-4 settimane di gestazione, spesso precedenti la diagnosi di gravidanza, avvengono le fasi più delicate dello sviluppo embrionale, compresa la chiusura del tubo neurale.

Proprio in questo momento critico i folati manifestano la loro importanza massima: prevengono i difetti del tubo neurale, quella struttura embrionale che darà origine al cervello e al midollo spinale del bambino.

Perché iniziare l’integrazione prima del concepimento

La supplementazione dovrebbe partire almeno 30 giorni prima di cercare attivamente una gravidanza. Questo anticipo consente all’organismo di accumulare riserve ottimali di folati, proteggendo l’embrione fin dal momento del concepimento.

Gli esperti raccomandano di iniziare l’integrazione da 1 a 3 mesi prima del concepimento programmato, proseguendo poi almeno per tutto il primo trimestre. Per le coppie che affrontano difficoltà di concepimento o necessitano di percorsi di procreazione medicalmente assistita (PMA), l’integrazione di acido folico è parte integrante del protocollo pre-trattamento.

Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2012), l’assunzione può continuare per l’intera durata della gestazione, associata al ferro, per migliorare gli esiti e ridurre l’anemia materna.

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Chi deve assumere l’acido folico

Tutte le donne in età fertile che non escludono una possibile gravidanza dovrebbero valutare l’integrazione, considerando che il tubo neurale si forma entro le prime 4 settimane dal concepimento, frequentemente prima della diagnosi.

L’integrazione è raccomandata a tutte le donne in età fertile, in quanto una parte significativa delle gravidanze non è pianificata. In presenza di fattori di rischio, può essere necessario aumentare il dosaggio su consiglio medico. È inoltre particolarmente importante per categorie specifiche di donne:

  • Donne che pianificano attivamente una gravidanza
  • Gestanti nel primo trimestre (periodo di massimo rischio)
  • Madri con precedenti gravidanze caratterizzate da difetti del tubo neurale
  • Presenza di familiarità per malformazioni congenite
  • Condizioni di sovrappeso o obesità
  • Diabete mellito preesistente
  • Terapia antiepilettica in corso

Conseguenze della carenza di vitamina B9

Le conseguenze di una carenza di vitamina B9 in gravidanza sono documentate da numerose ricerche internazionali, con implicazioni spesso gravi sullo sviluppo fetale.

Studi epidemiologici, come quello pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, hanno evidenziato che l’assenza di un’adeguata integrazione di acido folico nelle future mamme si associa a una probabilità significativamente maggiore di partorire neonati affetti da malformazioni congenite maggiori.

Tra queste condizioni spiccano i difetti del tubo neurale, Il cui rischio può ridursi fino al 70% grazie ad una profilassi adeguata con acido folico.

Malformazioni del sistema nervoso centrale

Fra le patologie più temute vi sono:

  • Spina bifida: mancata chiusura di una o più vertebre con conseguente malformazione del midollo spinale, di gravità variabile secondo l’estensione del difetto. Può portare potenziali danni neurologici e motori, variabili in gravità a seconda dell’estensione.
  • Anencefalia: severa malformazione caratterizzata dall’assenza parziale o totale dell’encefalo e della volta cranica. È importante notare che esistono altre anomalie correlate a questa carenza, come l’encefalocele, dove porzioni del tessuto cerebrale fuoriescono da difetti del cranio, con possibili ripercussioni neurologiche permanenti.

Queste anomalie congenite si sviluppano tra la terza e la quarta settimana dal concepimento, spesso quando la donna ancora non sa di aspettare. Da qui l’importanza dell’integrazione preventiva.

Cardiopatie congenite

Il cuore fetale inizia a formarsi già dalla terza settimana di gestazione, attraversando una sequenza complessa di eventi morfogenetici che richiedono un ambiente biochimico ottimale.

Le attuali evidenze scientifiche hanno confermato il ruolo protettivo dell’acido folico verso i difetti del tubo neurale. Alcuni studi stanno indagando un possibile collegamento anche con le cardiopatie congenite, ma sono necessari ulteriori approfondimenti per confermare questa relazione diretta.

Studi clinici hanno dimostrato che le abitudini alimentari materne esercitano un’influenza diretta sullo sviluppo cardiovascolare del nascituro, con ripercussioni potenzialmente permanenti sulla qualità di vita del bambino.

Le gestanti che adottano una dieta di tipo occidentale (caratterizzata da scarso consumo di vegetali freschi, frutta, legumi e pesce, ma ricca di grassi saturi, zuccheri raffinati e alimenti ultra-processati) mostrano un rischio significativamente aumentato di partorire bambini affetti da malformazioni cardiache.

Tra le patologie documentate emerge la Tetralogia di Fallot (conosciuta come sindrome del bambino blu), una complessa cardiopatia congenita che combina quattro difetti anatomici: stenosi polmonare, difetto del setto interventricolare, destroposizione aortica e ipertrofia ventricolare destra. Questa condizione richiede interventi chirurgici precoci e follow-up cardiologico permanente.

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Altri difetti cardiaci associati

Problemi associati a carenze nutrizionali includono i difetti del setto interatriale e interventricolare, le anomalie delle valvole cardiache e le coartazioni aortiche.
La ricerca evidenzia che la combinazione di insufficiente apporto di folati, vitamine del gruppo B (in particolare B6 e B12), zinco e acidi grassi omega-3 crea un ambiente sfavorevole alla corretta cardiogenesi, amplificando il rischio di malformazioni strutturali.

L’aspetto più preoccupante riguarda la finestra temporale: poiché il cuore fetale completa la sua struttura fondamentale entro la settima-ottava settimana, spesso prima che molte donne scoprano la gravidanza, diventa fondamentale che tutte le donne in età fertile mantengano livelli adeguati di micronutrienti essenziali.

Dosaggio acido folico in gravidanza

La quantità di acido folico necessaria durante la gestazione non è uguale per tutte le donne: varia sensibilmente in base alle condizioni cliniche personali, alla storia riproduttiva e alla presenza di eventuali fattori di rischio metabolici o genetici. Determinare il dosaggio corretto rappresenta un passaggio fondamentale nella prevenzione delle malformazioni congenite e nella tutela della salute materno-fetale.

Dosaggio standard per gravidanze a basso rischio

Nelle donne sane, senza precedenti complicazioni ostetriche o patologie croniche, la dose raccomandata dalle linee guida internazionali è di 400 microgrammi (0,4 mg) al giorno. Questa quantità va assunta quotidianamente a partire da almeno un mese prima del concepimento programmato, proseguendo per tutto il primo trimestre gestazionale, il periodo in cui si concentra la massima vulnerabilità embrionale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di estendere l’integrazione per l’intera durata della gravidanza, associandola all’assunzione di ferro per massimizzare gli esiti positivi. Questa combinazione aiuta a prevenire l’anemia gravidica, condizione che colpisce circa il 30-40% delle gestanti a livello globale, e supporta il rapido incremento del volume ematico materno che caratterizza i nove mesi di attesa. Molti integratori prenatali formulati specificamente per la gravidanza contengono già questa combinazione ottimale di micronutrienti.

Dosaggio elevato per situazioni a rischio

Quando esistono condizioni cliniche particolari o una storia personale/familiare di malformazioni congenite, il fabbisogno di vitamina B9 aumenta significativamente.
In questi casi, il dosaggio viene incrementato a 4-5 milligrammi al giorno esclusivamente sotto controllo medico (equivalenti a 4000-5000 microgrammi), una quantità che supera di 10 volte la dose standard ma risulta necessaria per garantire una protezione adeguata.

Uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel 2022 ha esaminato le evidenze scientifiche relative all’uso di dosaggi elevati di acido folico (4-5 mg/die) nelle donne a rischio aumentato. La ricerca conferma che le evidenze di alta qualità supportano l’uso di 4 mg al giorno per le donne che hanno avuto una precedente gravidanza con difetti del tubo neurale, mentre per altre categorie a rischio (obesità, diabete, epilessia) mancano ancora studi conclusivi sull’effettivo beneficio aggiuntivo dei dosaggi elevati.

Questa integrazione ad alto dosaggio è raccomandata per donne che presentano:

  • Precedente gravidanza con esito di difetti del tubo neurale (il rischio di ricorrenza oscilla tra il 2% e il 5% senza adeguata profilassi)
  • Obesità materna con indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 30, condizione che altera il metabolismo dei folati
  • Diabete mellito sia di tipo 1 che di tipo 2, preesistente alla gravidanza
  • Terapia antiepilettica cronica, poiché molti anticonvulsivanti (come valproato, carbamazepina, fenitoina) interferiscono con l’assorbimento e l’utilizzo della vitamina B9
  • Familiarità diretta per malformazioni del sistema nervoso centrale
  • Polimorfismi genetici del gene MTHFR (metilentetraidrofolato reduttasi), che riducono la capacità di convertire l’acido folico nella sua forma attiva

Esistono casi meno comuni ma ugualmente rilevanti che meritano attenzione specialistica: donne con malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa), celiachia non controllata, o che assumono metotrexato per patologie autoimmuni, possono presentare un assorbimento compromesso dei folati e necessitare di dosaggi personalizzati.

La prescrizione del dosaggio appropriato spetta sempre al medico curante o allo specialista ginecologo, che effettuerà una valutazione approfondita della storia clinica individuale, considerando analisi del sangue specifiche come il dosaggio sierico dei folati e dell’omocisteina, marker indiretto di carenza vitaminica.

Fonti alimentari di folati: perché non bastano

La vitamina B9 è naturalmente presente in numerosi alimenti: verdure a foglia verde (spinaci, lattuga, broccoli, asparagi), legumi (fagioli, lenticchie, ceci), agrumi, fragole e frutta secca.

I folati alimentari presentano però una biodisponibilità limitata rispetto alla forma sintetica degli integratori. Buona parte del contenuto di folati nelle verdure fresche può ridursi rapidamente se non vengono conservate correttamente, in particolare a temperatura ambiente. La cottura, data la idrosolubilità dei folati, provoca ulteriori perdite consistenti.

Alimenti fortificati: un contributo parziale

Cereali per la colazione, prodotti da forno e succhi di frutta vengono spesso fortificati con vitamina B9 sintetica durante la produzione. Questi alimenti possono contribuire all’apporto quotidiano, ma non sostituiscono l’integrazione specifica raccomandata per le donne che programmano o affrontano una gravidanza.

L’acido folico sintetico degli integratori garantisce un assorbimento intestinale quasi completo, assicurando il raggiungimento delle concentrazioni ematiche protettive per il feto.

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Bibliografia

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