Meduse: cosa sono, perché possono essere pericolose e cosa fare in caso di contatto

29 Giugno 2021

L’arrivo della bella stagione promette come ogni anno tanto divertimento fatto di bagni in mare, tuffi e giochi in acqua. Ma se si viene punti da una medusa la serenità della nostra vacanza può facilmente essere messa a repentaglio! Nel nostro articolo vedremo cosa sono le meduse, perché possono essere pericolose e come agisce il loro veleno. Vedremo inoltre cosa è consigliabile fare quando si viene punti.

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Meduse e veleno

Le meduse sono membri del phylum Cnidaria. Sono invertebrati che galleggiano in acqua salata e salmastra. Hanno una campana centrale e lunghi tentacoli. Le meduse consumano le loro prede utilizzando cellule urticanti chiamate nematocisti.

Le nematocisti sono tubi cavi e spinati che iniettano veleno nella pelle della vittima con una forza da due a cinque libbre per pollice quadrato. Le nematocisti si trovano lungo i tentacoli della medusa e si scaricano tramite un “meccanismo a molla” al contatto con la preda. Il veleno entra attraverso lo strato dermico e può raggiungere la circolazione generale causando sintomi sia cutanei che sistemici in chi viene punto. Il veleno è antigenico e provoca comunemente reazioni allergiche.

Che sintomi e segni compaiono quando si viene punti?

Al momento della puntura, la maggior parte dei pazienti non vede la medusa ma avverte dolore immediato. Di solito, i pazienti notano una lesione lineare rossa che si sviluppa in pochi minuti. A volte però queste lesioni possono ritardare di diverse ore. Il dolore associato all’avvelenamento è descritto come un dolore bruciante, solo talvolta come prurito.

Il dolore può durare da ore fino a diversi giorni. I sintomi da moderati a gravi comprendono atassia muscolare, convulsioni, anafilassi, ipotensione, broncospasmo, edema polmonare, nausea, vomito, diarrea, crampi muscolari, congiuntivite e ulcere corneali.

Esiste anche una sindrome specifica chiamata “sindrome di Irukandji”. Questa sindrome è causata da una minuscola medusa che di solito ha diametro di un centimetro per un centimetro. I sintomi comprendono dolore nel sito di avvelenamento seguito da dolore generalizzato alla schiena, al torace, all’addome, ipertensione e tachicardia. Tutto ciò è dovuto al rilascio di catecolamine.

Un’altra manifestazione comune è chiamata “eruzione dei bagnanti”. Si tratta di una dermatite pruriginosa causata dalla puntura di una larva di medusa o anemone di mare. Questa sostanza urticante si impiglia nel costume da bagno del paziente e causa irritazione cutanea locale.

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi di avvelenamento da meduse è clinica. L’elemento chiave è la corretta raccolta dell’anamnesi. Il dottore chiede al paziente dov’era e cosa stava facendo quando sono comparsi i sintomi e valuta la parte del corpo coinvolta.

Trattamento e gestione

Il trattamento deve iniziare con la rimozione immediata delle nematocisti che può essere eseguita esercitando una leggera pressione sulla zona cutanea della lesione. In alternativa, per rimuovere la nematocisti si può usare la crema da barba o una sospensione di bicarbonato di sodio. Bisogna stare attenti ed evitare di usare troppa pressione perché si può causare il rilascio della tossina da parte della nematocisti.

Non si deve immergere la ferita in acqua dolce, perché ciò fa sì che le nematocisti emettano più veleno per via delle differenze nelle pressioni oncotiche. Si può invece immergere la ferita in acqua salata per alleviare parte del dolore, oppure si può usare l’acido acetico (aceto domestico) immergendovi la zona interessata per 30 minuti. Si possono utilizzare anche anestetici topici una volta che tutte le nematocisti sono state rimosse.

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Per i sintomi più gravi si possono usare corticosteroidi. Per alleviare il prurito si possono impiegare gli antistaminici. Secondo alcune leggende metropolitane l’urina può aiutare a ridurre il dolore di una puntura di medusa ma al momento non esistono prove a sostegno e pertanto non la si raccomanda.

Il trattamento dell’eruzione dei bagnanti consiste nell’impiego di antistaminici come la difenidramina, la loratadina o l’idrossizina per alleviare il prurito.

Fonti:
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