Geloni mani e piedi: come curarli

15 Dicembre 2022

Geloni mani e piedi

Sicuramente vi sarà capitato di riscaldare velocemente le mani o i piedi dopo esservi esposti al freddo, quella fastidiosa sensazione di gonfiore e dolore che ne deriva viene comunemente indicato con il nome di gelone. Nel nostro articolo vedremo nello specifico di cosa si tratta e cosa si può fare per porvi rimedio.

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Cosa sono i geloni

Comunemente vengono chiamati geloni, in realtà il termine medico esatto è eritema pernio ed indica il danno termico che si scatena a livello dei capillari delle estremità quando si passa dal freddo intenso al caldo. Questo danno termico induce i capillari a vasodilatarsi rapidamente inducendo una risposta cutanea con arrossamento, gonfiore, prurito e vesciche.

Ricordiamo però che tali manifestazioni possono svilupparsi anche senza che ci sia questo sbalzo termico e questo è indice di malattie di natura reumatologica come patologie del tessuto connettivo oppure problemi circolatori.

Fattori di rischio

Esistono una serie di fattori che possono indurre maggiormente la comparsa dei geloni. Sicuramente dato che si presentano quando ci si espone al freddo, i geloni sono meno frequenti nei paesi caldi in cui l’aria è più secca.

Si presentano quindi principalmente nei paesi freddi e in inverno. Essere molto magri o soffrire di patologie che portano ad una scarsa nutrizione espone maggiormente alla comparsa dei geloni. Esiste inoltre una certa tendenza familiare. Alcuni individui sono maggiormente a rischio in particolare le donne, i fumatori, le persone che soffrono di diabete o dislipidemia perché è frequente che soffrano anche di una malattia vascolare periferica.

Altre persone che sono ad alto rischio sono i malati di lupus eritematoso sistemico o sclerosi sistemica e chi soffre del fenomeno di Raynaud perché presentano un vasospasmo dei piccoli vasi che è eccessivo. Ricordiamo inoltre che geloni ricorrenti si possono sviluppare anche in persone che assumono alcuni farmaci che possono provocare la costrizione dei piccoli vasi.

Sintomi e complicanze

Il pernio si presenta comunemente come lesioni eritrocianotiche multiple, tipicamente macule, papule o noduli che si sviluppano in risposta all’esposizione ad ambienti freddi e umidi.

Queste lesioni sono generalmente simmetriche e colpiscono mani o piedi bilaterali, in particolare le dita dei piedi e delle mani. È stato anche riportato che il pernio colpisce altri siti del corpo con minore frequenza. Le lesioni del pernio compaiono comunemente entro 24 ore dall’esposizione al freddo e spesso si risolvono entro poche settimane.

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Le lesioni possono presentare vesciche o ulcerarsi e i pazienti spesso riferiscono sintomi di bruciore, dolorabilità o prurito.

Ci sono state anche segnalazioni di distrofia ungueale in pazienti con pernio dopo aver subito un’esposizione prolungata a condizioni fredde e umide. Una potenziale complicanza preoccupante è lo sviluppo di un’infezione secondaria.

Nei pazienti che manifestano vesciche o ulcerazioni associate a pernio, come con qualsiasi processo patologico in cui vi è un punto di ingresso per i batteri a causa della lesione della pelle, può verificarsi facilmente un’infezione secondaria, rendendo sempre più necessario trattare questi pazienti e incoraggiare una rapida risoluzione delle vesciche o ulcerazioni.

Come accennato quindi riassumendo, i geloni si presentano con i seguenti sintomi:

  • Gonfiore;
  • Prurito;
  • Eritema;
  • Bruciore;
  • Dolore e alterazione del colore della pelle (blu scura, rossa);
  • Vesciche e ulcere.

Le complicanze che possono svilupparsi sono legate proprio alla comparsa di vesciche e conseguentemente di ulcere. Nei casi più gravi le ulcere possono infettarsi e provocare danni importanti.

Trattamento e prevenzione

Sicuramente sarebbe meglio prevenire l’insorgenza dei geloni soprattutto se si è particolarmente vulnerabili al loro sviluppo.

Bisogna quindi cercare di evitare di esporsi per lungo periodo a temperature molto fredde e si deve stare attenti a non riscaldarsi troppo repentinamente esponendosi a fonti di calore dirette. È importante proteggersi dal freddo con indumenti adatti come guanti, calze con tessuti termici. Infine ricordiamo che è bene riscaldarsi lentamente e in maniera graduale.

Le terapie farmacologiche che possono essere assunte sono di carattere topico oppure nei casi più gravi sistemiche. I farmaci topici per eccellenza sono le creme a base di cortisone che aiutano a ridurre l’edema e il prurito. Se la pelle è ulcerata è necessario prevenire la comparsa di infezioni, sono molto utili a tal proposito le creme a base di antibiotico.

Gli antichi rimedi della nonna invece possono essere applicati solo se le lesioni sono molto blande. Si tratta dell’impiego per esempio di fettine di patata che hanno la capacità di calmare infiammazione e dolore, oppure si può usare la calendula che riduce il dolore e il bruciore, altro rimedio a scopo più che altro preventivo è l’infuso di rosmarino che è noto per la sua capacità di migliorare la circolazione sanguigna.

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Nell’ultimo decennio, i ricercatori hanno sviluppato trattamenti specifici per gestire questa malattia indotta da enterovirus 71 al fine di prevenirne le sue gravi complicanze neurologiche. Finora comunque non è stato approvato alcun farmaco. Però tra le nuove molecole studiate abbiamo inibitori della traduzione, antagonisti dei recettori e inibitori della replicazione. Sono stati effettuati diversi studi su possibili vaccini. Nessuno di essi è stato però ancora approvato.

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