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Fibromialgia o Sindrome di Atlante: cos’è e la dieta può alleviarne i sintomi?

La Fibromialgia viene anche chiamata “Sindrome di Atlante”. Questo affascinante riferimento al mito greco del Titano Atlante, condannato da Zeus a sostenere la volta celeste, rende bene l’idea del dolore e del senso di oppressione protratto che affligge chi è affetto da questa patologia.

La fibromialgia è ancora oggi una malattia poco conosciuta, difficile da diagnosticare e di ostica risoluzione. Nel nostro articolo vedremo nello specifico di cosa si tratta, a che punto è la ricerca e come l’alimentazione viene in nostro soccorso nell’attenuarne la sintomatologia dolorosa.

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Cos’è la fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome multifattoriale. È caratterizzata da dolore cronico diffuso e da diverse manifestazioni somatiche e psicologiche, tra cui affaticamento, rigidità articolare, disturbi del sonno, depressione, ansia, disturbi gastrointestinali e cognitivi.

Ha una prevalenza del 2-8% nella popolazione adulta generale ed è più comune nelle donne rispetto agli uomini, con un rapporto di 2:1.

Vari studi supportano l’ipotesi che la fibromialgia sia un “disturbo del dolore centrale”, si ha cioè un’alterazione a livello del SNC che provoca un aumento dell’elaborazione nocicettiva. Inoltre studi recenti hanno dimostrato che si sviluppa un’infiammazione sistemica di basso grado, uno stato pro-ossidativo aumentato e una capacità antiossidante insufficiente che riducono la soglia del dolore e inducono affaticamento e disturbi dell’umore.

La fibromialgia mostra una forte familiarità. Attualmente non è stato individuato alcun gene predisponente, ma si è evidenziato che diversi fattori ambientali, come traumi psicologici e fisici o alcune infezioni, possono innescarne lo sviluppo e influenzarne la gravità.

Oggi per gestire al meglio la fibromialgia è necessario porre tempestivamente la diagnosi, effettuare una valutazione completa del dolore, della funzione e del contesto psicosociale. Non è ancora disponibile un trattamento efficace e gli esperti raccomandano la terapia non farmacologica come strategia di prima linea, con l’opzione farmacologica da scegliere solo in caso di mancanza di effetto. Tra le opzioni di trattamento non farmacologico, la nutrizione ha mostrato un interesse crescente nella letteratura negli ultimi anni.

Nutrizione e fibromialgia

Uno squilibrio dei componenti dietetici, compresi i minerali e le vitamine, può svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo della fibromialgia.

Vitamina D

Diversi studi suggeriscono che è importante la supplementazione di vitamina D nella gestione della fibromialgia. Infatti circa il 40% dei soggetti affetti da fibromialgia presentano carenza di vitamina D. Inoltre, diversi studi hanno evidenziato che vi è un’associazione tra bassi livelli sierici di vitamina D e dolore cronico, depressione e ansia nei pazienti affetti da fibromialgia. Il primo studio che ha studiato l’effetto della supplementazione di vitamina D nei soggetti fibromialgici è stato condotto da Arnold e colleghi nel 2008.

In questo studio sono state somministrate 50.000 unità di colecalciferolo (vitamina D3) a settimana a novanta pazienti affetti da fibromialgia con carenza di vitamina D da lieve a moderata, ad un altro gruppo di pazienti è stato somministrato invece un placebo.

Dopo 8 settimane, il gruppo trattato ha mostrato un miglioramento significativo nei punteggi della fibromialgia, lo stesso non è successo nel gruppo placebo. Successivamente sono stati condotti altri studi per valutare l’effetto della supplementazione di vitamina D nei pazienti affetti da fibromialgia. Tutti questi studi hanno messo in evidenza che l’integrazione di vitamina D ha un effetto benefico.

Vitamina C e Vitamina E

Le vitamine antiossidanti come la vitamina C e la vitamina E svolgono un ruolo benefico nella gestione di alcuni sintomi tipici della fibromialgia, poiché sono utili per preservare le funzioni cerebellari, la memoria, le risposte emotive e la funzione muscolare. Tuttavia, attualmente non ci sono studi coerenti in letteratura.

Minerali

Diversi studi hanno mostrato una diminuzione del contenuto di magnesio intracellulare nei pazienti affetti da fibromialgia. La carenza di magnesio era in gran parte associata all’infiammazione di basso grado, a debolezza muscolare e alle parestesie, che sono sintomi tipici della fibromialgia. Uno studio recente ha dimostrato che un basso apporto alimentare di magnesio si correla al peggioramento dei parametri che valutano la soglia del dolore nei pazienti affetti da fibromialgia.

Il primo studio che ha valutato l’effetto del magnesio combinato con l’integrazione di acido malico è stato condotto nel 1995 da Russell e colleghi e ha mostrato un effetto scarso o nullo sul dolore e sulla depressione se ne venivano utilizzate basse dosi. Se invece se ne aumenta il dosaggio e se ne prolunga la durata del trattamento si ha un significativo miglioramento del dolore.

Un secondo studio ha testato l’effetto del trattamento con citrato di magnesio in combinazione con amitriptilina rispetto alla sola amitriptilina in 60 soggetti di sesso femminile affette da fibromialgia. Si è visto che la combinazione amitriptilina e magnesio era più efficace rispetto alla sola amitriptilina.

Probiotici

Molti studi hanno evidenziato che i pazienti affetti da fibromialgia presentano alterazioni del microbiota. Uno studio pilota ha indagato l’effetto di un’integrazione di 7 settimane con un probiotico multispecie e ha mostrato un miglioramento delle capacità cognitive di 40 soggetti con diagnosi di fibromialgia. D’altra parte, non sono stati osservati altri effetti benefici nel dolore auto-riferito, nella qualità della vita, nella depressione o nell’ansia.

Altre sostanze

Diversi studi hanno riportato un’associazione tra carenze di aminoacidi come valina, leucina, isoleucina e triptofano e sintomi della fibromialgia.

Alcuni studi hanno evidenziato che integratori botanici o antiossidanti hanno degli effetti benefici. Però le prove a sostegno di queste sostanze sono molto deboli. Diversi integratori alimentari come Chlorella pyreinoidosa, cellfood, coenzima Q10, Ginkgo biloba, ascorbigen, L-carnitina, S-adenosilmetionina, creatina e melatonina migliorano i sintomi come i dolori muscolari, l’affaticamento, la rigidità mattutina e la qualità della vita. Sebbene i pazienti sperimentino spesso diversi effetti positivi dalle integrazioni, non ci sono prove sufficienti per raccomandarne l’uso nella pratica clinica.

Fibromialgia e dieta

Sono stati proposti diversi approcci dietetici con l’obiettivo di ridurre la sintomatologia della fibromialgia. Le strategie nutrizionali correggono le eventuali carenze e interferiscono con i diversi percorsi fisiopatologici che si suppone siano coinvolti nell’insorgenza della fibromialgia.

Olio d’oliva

L’olio extravergine di oliva (EVOO) è caratterizzato da un’elevata concentrazione di composti fenolici. Gli innumerevoli benefici per la salute dell’EVOO sono principalmente dovuti alla sua attività antiossidante e quindi alla sua capacità di proteggere DNA, proteine ​​e lipidi dai danni causati dall’esposizione alle specie reattive dell’ossigeno (ROS), che a loro volta sono aumentate nei pazienti con fibromialgia.

Uno studio clinico ha valutato l’effetto di 50 ml/die di EVOO rispetto all’olio d’oliva raffinato in 23 donne affette da fibromialgia. Dopo 3 settimane si è evidenziato un miglioramento statisticamente significativo della carbonilazione delle proteine, della perossidazione lipidica, del FIQ e della salute mentale.

Recentemente, lo stesso gruppo di ricerca ha riportato effetti benefici dell’olio d’oliva extravergine anche nei confronti di diversi marcatori di rischio cardiovascolare in 30 donne fibromialgiche, concludendo che EVOO può proteggere le donne affette da fibromialgia anche contro le malattie cardiovascolari, dimostrando così di essere un prezioso supporto terapeutico.

Cereali antichi

Negli ultimi anni, l’interesse per i cereali antichi come il grano Khorasan è cresciuto costantemente per via del loro effetto benefico su varie condizioni patologiche. L’effetto positivo sullo stato di salute sembra essere dovuto al maggior contenuto di macro e microelementi, in particolare magnesio, fosforo, potassio, selenio e zinco, oltre a carotenoidi e polifenoli, rispetto al grano moderno.

Uno studio si è incentrato sull’effetto di una dieta sostitutiva con prodotti a base di cereali prodotti con grano antico Khorasan rispetto alla moderna varietà “Palesio” sui sintomi e sulla qualità della vita di 20 pazienti affetti da fibromialgia. Dopo 8 settimane, i partecipanti hanno riportato un miglioramento generale della gravità dei sintomi correlati alla fibromialgia, compreso il dolore diffuso, la sonnolenza diurna, l’affaticamento e la stanchezza. È stato evidenziato quindi un miglioramento dell’impatto della malattia sulle attività quotidiane.

Dieta priva di glutammato monosodico e aspartame

Il glutammato monosodico e l’aspartame agiscono come neurotrasmettitori eccitatori e possono portare a neurotossicità se usati in eccesso. Due studi hanno dimostrato che dopo diversi mesi di dieta priva di aspartame e glutammato monosodico si ottiene un miglioramento generale dei sintomi della fibromialgia come il dolore cronico, l’affaticamento e le funzioni cognitive.

Similmente in un altro studio che comprendeva un campione di 46 pazienti con fibromialgia  e sindrome dell’intestino irritabile è stata evidenziata una remissione dei sintomi del 30% dopo una dieta che prevedeva l’eliminazione del glutammato monosodico e dell’aspartame.

Dieta senza glutine

I pazienti affetti da fibromialgia hanno spesso sintomi gastrointestinali che si sovrappongono ai vari disturbi legati al glutine come la nausea, il dolore addominale, l’affaticamento, la stanchezza, il dolore cronico e i disturbi dell’umore. Tutto ciò suggerisce una possibile coesistenza fibromi algia/sensibilità al glutine. Ciò ha portato molti ricercatori a ipotizzare che una dieta priva di glutine potrebbe essere utile per i pazienti con fibromialgia.

Uno studio pilota ha indagato l’impatto clinico di una dieta priva di glutine per 1 anno in un piccolo campione di 7 pazienti con malattia celiaca, sindrome dell’intestino irritabile e fibromialgia. Questo studio ha evidenziato un miglioramento complessivo dei sintomi, della qualità della vita e della funzione cognitiva. Lo stesso gruppo di ricerca ha studiato l’effetto di 1 anno di dieta su 97 donne con fibromialgia e sindrome dell’intestino irritabile con o senza enterite linfocitica.

Questo studio ha mostrato un leggero ma significativo miglioramento dei sintomi correlati alla sindrome dell’intestino irritabile (dolore addominale cronico, cambiamenti nell’abitudine intestinale, gonfiore) e dei sintomi correlati alla fibromialgia (dolore cronico diffuso, punti dolenti, affaticamento e sonno agitato). Risultati simili sono stati ottenuti in un altro studio effettuato su 20 pazienti affetti da fibromialgia e non celiaci che hanno seguito una dieta senza glutine di 16,4 mesi.

Dieta a basso contenuto di FODMAP (oligo-di-mono-saccaridi e polioli fermentabili)

I FODMAP (oligo-di-mono-saccaridi e polioli fermentabili) sono carboidrati a catena corta scarsamente assorbiti tra cui lattosio, fruttosio libero, polioli, fruttani e galatto-oligosaccaridi. La dieta a basso contenuto di FODMAPS ha mostrato benefici significativi nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile.

Poiché il 70% dei pazienti affetti da fibromialgia è affetta anche dalla sindrome dell’intestino irritabile, è stato ipotizzato che la dieta a basso contenuto di FODMAP potrebbe essere utile per i soggetti con fibromi algia. Uno studio di intervento di 4 settimane su 38 donne con fibromialgia ha mostrato una significativa riduzione dei disturbi gastrointestinali e dei sintomi della fibromialgia.

Dieta ipocalorica

Come ben sappiamo un indice di massa corporea elevato si associa ad una serie di condizioni muscoloscheletriche disabilitanti. Tutto ciò suggerisce che l’obesità può peggiorare i sintomi della fibromialgia. In uno studio pilota, Shapiro e colleghi hanno testato l’effetto di una dieta ipocalorica su 42 pazienti con fibromialgia, dimostrando che dopo 20 settimane di intervento, i partecipanti hanno riportato una riduzione del 4,4% del peso corporeo, insieme ad una riduzione dei sintomi dolorosi e quindi ad un miglioramento della qualità della vita.

Risultati simili sono stati ottenuti in uno studio effettuato da Senna et al. Si è analizzato l’effetto di una dieta ipocalorica di 6 mesi su 83 soggetti fibromialgici. I pazienti che hanno perso peso hanno riportato livelli di interleuchina-6 e proteina C reattiva inferiori rispetto ai controlli. Presentavano inoltre un miglioramento dei sintomi depressivi e della qualità del sonno.

Allo stesso modo in un altro studio si è visto che una dieta ipocalorica più aggressiva effettuata per 12-16 settimane in 123 soggetti obesi affetti da fibromialgia ha portato ad un miglioramento dei sintomi dolorosi e della depressione, insieme ad un aumento dei livelli di citochina antinfiammatoria interleuchina-10.

Dieta vegetariana

Le diete vegetariane sono caratterizzate da grandi quantità di alimenti vegetali ricchi di fibre, vitamine, minerali ed elementi antiossidanti. Tutto ciò fa supporre che questo schema alimentare possa esercitare effetti antidolorifici nei pazienti affetti da fibromialgia grazie alle sue proprietà antinfiammatorie. Il primo studio che ha testato l’effetto di una dieta vegetariana sui pazienti affetti da fibromialgia è stato condotto nel 1993 su un piccolo campione di 10 pazienti.

Dopo un periodo di 3 settimane di dieta vegetariana, i partecipanti hanno riportato un miglioramento generale del benessere soggettivo. Alcuni anni dopo, Kaartinen et al. ha testato una dieta vegana cruda rigorosa di 3 mesi su 18 pazienti affetti da fibromialgia, evidenziando un significativo miglioramento dei punteggi del dolore, della rigidità articolare e della qualità del sonno.

È interessante notare che questi effetti benefici tendevano a scomparire immediatamente dopo essere tornati alla dieta onnivora. Risultati simili con una dieta vegana cruda sono stati ottenuti da Hänninen et al. su un gruppo di 33 pazienti con fibromialgia dopo un periodo di intervento di 3 mesi e da Donaldson e colleghi su un campione di 30 soggetti fibromialgici seguiti per 7 mesi.

Dieta mediterranea

Sono disponibili solo poche prove sui possibili effetti benefici della dieta mediterranea sulla fibromialgia. Un recente studio trasversale su 95 donne fibromialgiche ha mostrato che la dieta mediterranea ne migliora la salute delle ossa.

Dato che le alterazioni della flora batterica intestinale contribuiscono allo sviluppo di molte malattie infiammatorie e degenerative croniche, comprese le malattie reumatiche come la fibromialgia, Michalsen e colleghi hanno testato l’effetto della dieta mediterranea e della dieta del digiuno intermittente di 8 giorni sul microbiota intestinale di un gruppo di 35 pazienti affetti da fibromialgia. Dopo 2 settimane e 3 mesi di follow-up, gli autori non hanno riscontrato cambiamenti significativi nella conta dei batteri fecali a seguito dei due interventi dietetici.

Inoltre, non sono emerse differenze significative nell’analisi dell’immunoglobulina A secretoria o nella sintomatologia, suggerendo che né la dieta mediterranea né la dieta del digiuno intermittente hanno la capacità di influenzare il microbiota intestinale e migliorare la sintomatologia dei pazienti fibromialgici. D’altra parte invece, un recente studio effettuato su 22 pazienti affetti da fibromialgia ha evidenziato che una dieta mediterranea di 16 settimane ha portato al miglioramento dei sintomi depressivi, alla diminuzione dell’affaticamento, dell’ansia e della depressione.

Fibromialgia, diete e integratori alimentari: conclusioni

Possiamo concludere affermando che il ruolo degli integratori alimentari sulla fibromialgia rimane controverso, sebbene gli studi clinici con integratori di vitamina D, magnesio, ferro e probiotici mostrino risultati promettenti.

In termini di interventi dietetici, la somministrazione di olio d’oliva, la dieta sostitutiva con cereali antichi, diete ipocaloriche, diete vegetariane, la dieta a basso contenuto di FODMAP, la dieta senza glutine, la dieta priva di glutammato monosodico e aspartame e la dieta mediterranea sono efficaci nel ridurre i sintomi della fibromialgia. Tutte queste diete sono considerate come modelli dietetici sani, ricchi di cibi vegetali, antiossidanti e fibre, quindi il fatto che le persone abbiano sperimentato un miglioramento dei sintomi dopo quasi tutti gli interventi dietetici suggerisce che una dieta adeguata possa svolgere un ruolo cruciale nella gestione della fibromialgia.

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